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I social network


Per la velocità con la quale si contattano le persone e si raggiungono gli obiettivi, in pochissimo tempo i social network hanno rivoluzionato il modo di comunicare tra le persone


In quest’ultimo capitolo viene approfondito un argomento che ha cambiato completamente il modo di comunicare tra le persone: i social network.

Negli ultimi sette anni il loro sviluppo è stato impressionante e imprevedibile, hanno condizionato e mutato i meccanismi classici con i quali le persone leggevano informazioni e contenuti.

Ogni singolo individuo ha mutato la sua natura da semplice fruitore di contenuti a vero e proprio editore; ognuno di noi può esprimere le proprie opinioni, pubblicare le notizie che desidera e scrivere il proprio pensiero accanto ai contenuti dei grandi editori italiani e mondiali. I social network hanno trasformato l’individuo da semplice spettatore ad attore: questa è stata la vera rivoluzione nel mondo della comunicazione degli ultimi 200 anni.

Con l’introduzione dei social network, la singola persona può promuovere un pensiero, un’idea, uno stato d’animo o semplicemente una sensazione che sta vivendo e, dato l’elevato numero di utenti iscritti (si pensi che solo Facebook ha superato i due miliardi di iscritti) otterrà una visibilità immediata all’interno della propria cerchia di amici e, in molti casi, di portata pubblica.

Grazie ai social network l’individuo può uscire dall’anonimato con l’uso di un semplice computer o un telefono smartphone cosa che, fino a pochi anni fa, non era possibile in quanto i mezzi di comunicazione di massa cartacei, radiofonici e televisivi non erano accessibili da parte del singolo cittadino.

Oltretutto la velocità di propagazione di un messaggio sui social network è  decisamente superiori a qualunque altro mezzo di comunicazione: si può affermare che, conoscendo bene questo mondo e sapendolo gestire e non subirlo, in pochi minuti si può inviare una comunicazione a oltre 10.000 persone senza spendere denaro.

I social network hanno annullato le distanze spazio-temporali, qualsiasi messaggio non banale, nel momento stesso in cui viene condiviso, può raggiungere utenti che si trovano a 10, 100, 1.000 o 10.000 chilometri. Gli imprenditori e le aziende più attente hanno da subito sfruttato questi punti di forza per creare vere e proprie campagne di comunicazione dove il social media marketing è diventato il punto di partenza per le nuove strategie di comunicazione pubblicitaria.

Il social media marketing è quella branca del marketing che si occupa di generare visibilità alle aziende sui canali social network: la finalità principale è quella di creare contenuti e conversazioni tra gli utenti-clienti-consumatori e individuare quelle che possono essere le affinità tra questi soggetti e la propria azienda.

Grazie al social network, rispetto al marketing tradizionale, le aziende hanno attivato una relazione uno a uno che caratterizza questo tipo di comunicazione, riuscendo a ottenere feedback, consigli e assistenza alla clientela, cosa che nessun altro sistema di comunicazione riesce a dare in modo così veloce e diretto.

Anche in questo caso non si può improvvisare o semplicemente fare dei test perché il mercato, da subito, potrebbe rivelarsi spietato e con una rapidità impressionante diffondere messaggi che potrebbero danneggiare l’attività. Per coloro che sapranno lavorare bene con i social network, il loro cliente diventerà veicolo e promotore autonomo del messaggio influenzando positivamente il secondo consumatore del quale ne sarà referente e garante in prima persona.

Risulta pertanto semplice immaginare un’attività che voglia promuovere un suo servizio o prodotto con forti sconti per un periodo limitato di tre giornate: il social network è lo strumento ideale per questo tipo di comunicazione perché la rapidità con la quale diffonde il messaggio non è replicabile con nessuno degli strumenti di comunicazione che sono stati analizzati nei precedenti capitoli. Oltre alla promozione in occasione di particolari sconti, si possono fare centinaia di esempi nei quali l’azione pubblicitaria con i social network è efficace ed efficiente:

  • la promozione di eventi;
  • un nuovo servizio alla persona (estetica e benessere);
  • un piano di investimenti;
  • una società con finanziamenti a tassi agevolati;
  • la formala soddisfatti o rimborsati;
  • l’uscita di un nuovo libro o manuale;
  • l’offerta vacanze per famiglie;
  • le vacanze a portata di bambino;
  • i pacchetti turistici con formula all-inclusive;
  • i corsi di lingue;
  • le manutenzioni ordinarie: pronto intervento h24;
  • le offerte su alcuni modelli di auto, moto e mezzi da lavoro;
  • l’attrezzatura per il Fai da Te e il bricolage;
  • l’arredo casa e giardino;
  • le consulenze aziendali;
  • le offerte assicurative;
  • le agenzie di grafica e comunicazione;
  • l’artigianato artistico;
  • le reti d’imprese;
  • le manutenzioni ordinarie e straordinarie;
  • i ristoranti, agriturismi, hotel, b&b, ecc.

Per riuscire a capire meglio questi concetti, si deve tornare indietro di qualche anno e precisamente nel gennaio del 1997 quando andò on-line il primo social network di nome SixDegree.com sviluppato dall’Azienda MacroView Communications di New York e, a detta di molti, può considerarsi il primo sito internet che rispettasse le principali funzioni che ancora oggi troviamo nei social network più evoluti e performanti. SixDegree offrì da subito la possibilità agli utenti di creare un proprio profilo personale pubblico on-line e di mandare messaggi privati direttamente a una propria lista di contatti di persone “amiche” che entravano a far parte della propria rete tramite l’invio di una richiesta che prevedeva la notifica e la relativa accettazione da parte dell’utente invitato. Tutti i servizi del sito erano completamente gratuiti, gli utenti disponevano di una bacheca personale nella quale inserivano i propri testi e ricevevano quelli dei propri amici collegati.

L’ideatore di SixDegree fu l’avvocato americano Andrew Weinreich che, grazie a una particolare intuizione, nel 1996 decise di creare il social network basandosi sulla teoria dei sei gradi di separazione dello psicologo americano Stanley Milgram che nel 1967 sviluppò il concetto del mondo piccolo. Questo sistema si basa sull’ipotesi che ogni persona, attraverso una piccola catena umana di relazioni e conoscenze che coinvolge al massimo 5-7 persone (detti intermediari), può essere collegata a un’altra che vive in una qualunque città del mondo. Per dimostrare questo, Stanley Milgram, fece un gioco che coinvolse parecchi statunitensi e chiese loro di spedire via posta un pacco a una persona estranea che risiedeva ad alcune migliaia di chilometri di distanza della quale si conosceva solo il nome e il cognome, la zona in cui abitava (non l’indirizzo preciso) e il lavoro che svolgeva. A ognuno di loro venne chiesto di spedire il proprio pacchetto a una persona da loro conosciuta che avesse buone probabilità di poter conoscere il destinatario finale del pacchetto. Questa operazione doveva essere ripetuta fino a quando il pacchetto non fosse stato consegnato correttamente al destinatario finale. Il risultato fu sorprendente: i numeri dimostrarono che con un minimo di cinque e un massimo di sette passaggi si raggiunse sempre l’obiettivo.

Per la velocità con la quale si contattano le persone e si raggiungono gli obiettivi, in pochissimo tempo i social network hanno rivoluzionato il modo di comunicare tra le persone.

Nel 2011, in collaborazione con alcuni tecnici del famoso social network Facebook, una squadra di informatici dell’Università degli studi di Milano effettuò un esperimento su scala mondiale finalizzato a calcolare il grado di separazione tra tutte le coppie di individui sul proprio social network. Il risultato fu sorprendente: i gradi di separazione riscontrati furono 4,74 molto meno rispetto all’esito dell’esperimento descritto poco sopra e di questi ben il 92% delle coppie risultò separato da non più di 4 gradi. Va precisato che l’Amicizia su Facebook è cosa ben diversa rispetto all’amicizia reale che ognuno di noi considera nella propria quotidianità di vita.

Alla fine dei suoi studi, Andrew Weinreich, basandosi sulla teoria dei sei gradi di separazione, su una constatazione più che ovvia, lanciò il motto che fu riassunto in trova le persone che vuoi conoscere attraverso le persone che già conosci, ed effettivamente, come spesso sostenuto da famosi e blasonati relatori, se una cosa ha riscosso successo nel mondo di internet è perché qualcosa di simile ha già funzionato nel mondo reale.

Si pensi che tutto questo, in meno di tre anni, portò Sixdegrees ad avere 100 dipendenti e oltre un milione di utenti iscritti in tutto il mondo. Il 18 gennaio del 2.000 la Sixdegrees venne acquistata dalla Youthstream Media Networks per l’importante cifra di 125 milioni di dollari pari a oltre 240 miliardi delle lire di allora. Fa però rabbrividire e riflettere la notizia che arriva il 30 dicembre del medesimo anno: l’azienda proprietaria di Sixdegrees chiude il social network in quanto economicamente non sostenibile. Lo sviluppo di internet e degli smartphone non era radicato come oggi e pertanto non si riuscì a trovare un modello di business che permettesse la sostenibilità economica di un progetto così innovativo per quegli anni.

Nel 2003 ebbe inizio la vera e propria rivoluzione: nasce LinkedIn, il primo social network orientato al mondo del lavoro, dove il profilo del singolo utente diventa il curriculum vitae e le relazioni che si instaurano sono professionali e finalizzate a creare relazioni utili alla propria carriera lavorativa.

La finalità principale del sito, che in questi primi mesi del 2021 conta quasi 774 milioni di iscritti, è di consentire ai professionisti registrati di mantenere una lista di persone conosciute e ritenute affidabili in ambito lavorativo. A oggi, è il social network più strutturato e meglio utilizzato dai propri utenti: chi si iscrive su LinkedIn lo fa con criterio e serietà, lasciando ad altri il divertimento e gli argomenti più leggeri. Le persone presenti nella lista sono definite connessioni: all’interno della propria rete sociale, sono considerate connessioni di un nodo associato al singolo utente. Le persone possono incrementare il numero delle proprie connessioni invitando chi di proprio gradimento. LinkedIn gestisce la rete che è formata dalle connessioni dirette chiamate di primo grado, dalle connessioni delle sue connessioni chiamate di secondo grado e da tutte le connessioni delle connessioni di secondo grado chiamate di terzo grado.

Sono otto gli obiettivi sociali che LinkedIn è riuscito individuare e che si sono mostrati vincenti:

  • riuscire a essere presentati a qualcuno che si desidera conoscere attraverso una persona conosciuta da entrambi andando così a referenziare la propria posizione;
  • cercare lavoro andando a ricercare i profili dei reclutatori e scoprire se tra i propri contatti c’è qualcuno in grado di creare il contatto aumentando così le possibilità di fargli arrivare sul pc il curriculum vitae;
  • individuare nuove offerte di lavoro che possono migliorare la carriera lavorativa;
  • i titolari d’impresa possono pubblicare offerte di ricerca candidati;
  • incontrare i “vecchi compagni di classe” e confrontarsi sulla crescita personale fatta da ognuno;
  • individuare nuove offerte formative che possono migliorare la carriera lavorativa;
  • vedere i nomi delle ultime cinque persone che hanno visitato il proprio profilo;
  • programmare di ricevere proposte di lavoro in base alle competenze acquisite da parte di ogni iscritto.

Le funzioni-obiettivo appena descritte sono contenute all’interno della versione libera di LinkedIn che, da alcuni anni, ha però introdotto una versione a pagamento chiamata Premium. Quest’ultima versione, che ha costi variabili dai 14 ai 54 euro mensili, diventa appetibile solo a determinate aziende che fanno delle risorse umane il loro reale business.

Con la versione Premium è possibile interrogare l’elenco completo delle persone che hanno cercato il nostro profilo personale negli ultimi 90 giorni e in più si può sapere come ogni contatto ci ha trovato; sapere chi ci ha cercati può rappresentare un grande valore aggiunto perché ci permette di poter aprire un dialogo diretto tramite il sistema di messaggistica interno.

Un servizio decisamente utile è InMail che permette di inviare un messaggio e-mail direttamente a qualsiasi utente iscritto al social network LinkedIn. Questo servizio è a pagamento e il suo valore varia a seconda del pacchetto professionale sottoscritto; è comunque possibile acquistare questi crediti anche se si possiede un account gratuito con il limite di dieci messaggi al mese. Grazie al sistema di feedback sulla reputazione che ogni utente ottiene in base a come gestisce le attività sul proprio profilo, i destinatari valutano i messaggi InMail che ricevono e i punteggi vengono raccolti per inviare una valutazione ai mittenti che, se scendono sotto una soglia accettabile, vengono limitati nell’invio delle e-mail. Inizialmente LinkedIn restituiva l’investimento fatto dal mittente quando l’e-mail non riceveva una risposta dal destinatario; ora però, se dopo i 90 giorni non si riceve risposta da parte del destinatario, il denaro speso non viene più restituito. Su questo social network si deve sempre personalizzare le e-mail in base al destinatario e non lavorare con dei modelli tipici dell’e-mail marketing di massa perché in questo modo otterremo un maggior coinvolgimento da parte dei destinatari andando così a risparmiare parecchio denaro in crediti persi. Da una recente ricerca si può affermare che uno spreco del 10% è fisiologico e naturale; si faccia però attenzione quando questo dato sale al 30% perché in questo caso vuol dire che è completamente sbagliato l’approccio con le persone.

I messaggi dovranno essere brevi e concisi (InMail limita la lunghezza dell’e-mail a 2.000 caratteri), recenti studi sostengono che i messaggi con meno di 100 parole hanno il 50% di probabilità in più di essere letti e che i primi 300 caratteri sono fondamentali. Nei messaggi non usare un approccio troppo rivolto alla vendita in quanto è quasi sempre negativo per chi viene contattato.

Indipendentemente dalle dimensioni della propria azienda, è opportuno che ogni imprenditore crei una pagina LinkedIn per consentire a tutti maggiori informazioni sulla propria attività, sul brand, su prodotti e servizi e su eventuali opportunità di lavoro. Per primo è necessario creare il proprio profilo personale e solo in una seconda fase sviluppare la pagina aziendale. Al fine di poter sviluppare bene i nostri punti di forza, si consiglia di “vedere” come la concorrenza lavora su LinkedIn. È importante mantenere un costante aggiornamento della pagina aziendale pubblicando almeno un post a settimana (articolo o riferimento esterno) e almeno tre contenuti settimanali sul profilo personale andando anche a consigliare notizie fornite da altre persone.

Questo tipo di social network ha il maggior indice di consultazione dal lunedì al giovedì; è consigliato condividere i propri testi principalmente nei primi giorni della settimana dove la maggior parte delle persone lavora ed è mentalmente predisposta a consultare informazioni di questo tipo. È opportuno pubblicare esperienze lavorative reali riferite alla persona o all’azienda in cui si lavora; si eviti di pubblicare frasi “fatte” che comunemente vengono utilizzate per l’auto-celebrità. Si eviti il narcisismo: parole come esperto, appassionato, eccellente, il migliore, superiore, ottimo, esemplare, ammirevole, con esperienza, leader, responsabile, ecc., devono essere assolutamente eliminate dal proprio profilo professionale a vantaggio di termini concreti e misurabili.

Il 4 febbraio 2004 nasce un nuovo social network: Facebook, sviluppato dal diciannovenne Mark Zuckerberg il cui obiettivo fu quello di creare un sistema per restare in contatto con la gente conosciuta.

La nascita di questo social network non fu semplice. Durante il secondo anno all’università di Harward(la più antica facoltà privata statunitense situata a Cambridge, nel Massachusetts, nell’area metropolitana della città di Boston),nel pomeriggio del 23 ottobre 2003, Zuckerberg inserisce le foto degli studenti iscritti nella rete universitaria sul proprio sito chiamato Facemash e subito riscuote un grande successo perché sono migliaia le persone che vanno a curiosare. La dirigenza dell’Università non gradisce questa violazione della privacy e del copyright individuale e intima a Zuckerberg la chiusura del sito e si paventa il rischio di espulsione dello studente dal proprio percorso di studi universitari.

Nel gennaio 2004 Zuckerberg chiede aiuto agli amici e compagni universitari Dustin Moskovitz, Eduardo Saverin e Chris Hughes, e insieme creano TheFacebook, esteso questa volta anche agli studenti di altre due università americane. Pochi giorni dopo i compagni di sviluppo del social network denunciano Zuckerberg di essersi appropriato della loro idea e da qui partì una battaglia legale che venne ampiamente dibattuta nei tribunali americani. Appena un anno dopo, nell’agosto 2005, venne registrato il dominio che oggi conosciamo www.facebook.com per la modica cifra di 200.000 dollari.

In pochi mesi oltre il 50% degli studenti universitari americani creò il proprio profilo su questo “simpatico” social network ma la cosa sorprendente avvenne nel settembre del 2006 quando anche i ragazzini con 13 anni compiuti, poterono iscriversi su questa piattaforma. L’anno successivo Facebook entrò nella Top Ten dei dieci siti più visitati al mondo e fu il sito numero uno negli Stati Uniti per foto visualizzate: oltre 60 milioni di immagini caricate alla settimana. In Italia, nell’agosto 2008, si superò il milione di utenti registrati.

In Italia, su Facebook, a marzo del 2018 gli utenti attivi al mese sono oltre 30 milioni e di questi ben 24 milioni sono attivi quotidianamente. Di questi ultimi, il 52% sono di sesso maschile e il 48% di sesso femminile. Leggendo sui vari blog e forum presenti nel web, si può conoscere la loro età in base alla data di nascita inserita:

  • 6% dai 13 ai 18 anni
  • 15% – dai 19 ai 24 anni
  • 13% – dai 25 ai 29 anni
  • 13% – dai 30 ai 35 anni
  • 21% – dai 36 ai 45 anni
  • 17% – dai 46 ai 55 anni
  • 15% – oltre i 56 anni.

Come per tutti i social network, anche la registrazione a Facebook è molto semplice e veloce; vengono richiesti pochissimi dati: nome, cognome, data di nascita, indirizzo e-mail o un numero di cellulare, il sesso e una password necessaria a proteggere il proprio profilo.

La data di nascita e il sesso sono due caratteristiche importanti che permettono di dare un’autenticità alla persona e nello stesso tempo consentono all’utente di ricevere principalmente contenuti a lui adatti. La registrazione è chiamata profilo personale; ogni utente può decidere come personalizzarla inserendo molti dati, utili per creare una sua identità all’interno di un mondo che conta oltre due miliardi di persone registrate. Per una “vera” personalizzazione è opportuno inserire nel proprio profilo tutti gli elementi che ci caratterizzano:

  • il lavoro attuale e le precedenti attività svolte, inserendo i relativi periodi;
  • le competenze professionali;
  • la scuola superiore frequentata o l’università, andando a personalizzare gli anni in cui si è stati studenti;
  • la città o il paese di origine e tutti i luoghi in cui si è abitato (per le grandi città è consigliato inserire anche il quartiere);
  • l’orientamento religioso;
  • la situazione sentimentale e familiare;
  • una breve presentazione di sé stessi.

La personalizzazione deve essere vista positivamente perché consente di ricevere contenuti da parte di utenti che possono avere attinenza con noi e con il nostro modo di essere e di vivere.

Un profilo utente senza personalizzazioni non sfrutta le potenzialità di Facebook e, il più delle volte, crea disinteresse sui contenuti ricevuti da parte dell’utente stesso.

Terminata la personalizzazione del profilo, si iniziano a caricare i propri contenuti. Siamo noi a decidere chi può vederli e chi no!

Il contenuto su Facebook può essere:

  • un messaggio testuale che vogliamo divulgare;
  • uno stato d’animo;
  • una immagine o una fotografia;
  • un video;
  • un link a una pagina di un sito internet o di un blog;
  • un evento;
  • un sondaggio;
  • e … ogni cosa ci passi per la testa!

Lo scorso anno, e precisamente nell’estate del 2017, è stato creato un questionario tramite Google Form, nel quale si chiedeva agli iscritti a Facebook quali fossero i motivi per i quali pubblicavano dei contenuti su questo social network. In un paio di mesi oltre 1.200 persone hanno risposto alla domanda: Perché pubblichi un contenuto su Facebook? . Volutamente è stato lasciato un box dove le persone potessero scrivere liberamente e non è stata impostata nessuna opzione e nessun suggerimento.

Leggere e classificare le risposte è stato un lavoro che ha impegnato diverso tempo e alla fine ne è derivato il seguente risultato:

  • il 45% degli utenti ha scritto che usa Facebook per condividere con i propri amici dei contenuti semplici e divertenti, dalle semplici barzellette, a cosa fare la sera, alla foto della pizza mangiata tra amici, a frasi famose, a video, ecc. Una persona su due ha scritto di pubblicare le foto delle proprie vacanze e un uomo su due ha scritto di pubblicare foto della propria auto, moto o bicicletta;
  • il 15% pubblica quello che pubblicano gli altri, quello che gli piace;
  • il 10% ha scritto che lo usa per comunicare i propri interessi, hobby e passioni (pertanto un qualcosa di personale) finalizzato principalmente a trovare altri amici con i quali poter dialogare su questi temi e dai quali ottenere commenti piacevoli e di stima;
  • il 10% ha risposto che usa Facebook per esprimere direttamente un proprio stato d’animo tramite le opzioni che il social network mette a disposizione, ad esempio: mi sento in … vena di fare festa, soddisfatto, arrabbiato, deluso, carico, emozionato, felice, determinato, ottimista, disgustato, a pezzi, innamorato; oppure: sto leggendo, mangiando, bevendo, giocando, viaggiando, festeggiando, ecc., e tra tutte queste opzioni, le più usate sono state: deluso (riferito a comportamento di persone o amici dei quali non si fa mai il nome) e felice (quasi sempre accompagnato con foto dei propri familiari, genitori, figli, amici, colleghi di lavoro);
  • il 10% pubblica contenuti che ritiene utili alle persone: dall’offerta di un centro commerciale, alle caratteristiche di un prodotto, a dove andare in vacanza;
  • il 5% pubblica contenuti politici e di associazioni simpatizzanti (tra queste emergono le associazioni a difesa dei diritti umani e degli animali);
  • il 5% rappresenta l’insieme di tutto il resto.

Questi dati sono importanti perché permettono di strutturare bene le campagne pubblicitarie che, a seconda dei prodotti o dei servizi che propongono, possono essere di successo o di totale insuccesso; su questa piattaforma social network, la pubblicità funziona o non funziona, e l’esperienza porta a dire che non ha una via di mezzo.

Il profilo personale può gestire un massimo di 5.000 amici con i quali è possibile dialogare e condividere i contenuti. Se invece si vogliono condividere i post a un pubblico più ampio, si può consentire alle persone di condividere i contenuti e pertanto chiunque potrà seguire e ricevere gli aggiornamenti pubblici anche se non si è amici su Facebook.

La condivisione dei contenuti può avvenire secondo le seguenti modalità:

  • tutti possono vedere i post (amici e non);
  • tutti gli amici;
  • tutti gli amici tranne alcuni di loro;
  • solo alcuni amici;
  • solo io.

La maggior parte degli utenti imposta la seconda opzione nell’area di personalizzazione del proprio profilo in quanto è quella più usata e che permette di far vedere i contenuti alle persone accettate come amici.

Va ricordato che un profilo Facebook è la prima immagine digitale che ci identifica nel web e, da alcuni anni, viene anche consultata dalle aziende in fase preventiva a un colloquio di lavoro perché fornisce molte informazioni in più rispetto a un semplice curriculum vitae.

Su un profilo personale non si deve pubblicare con insistenza informazioni relative al nostro lavoro o alla nostra azienda perché se Facebook si accorge di questo o qualcuno glielo segnala, il profilo personale viene trasformato in Pagina. Il regolamento di Facebook vieta di utilizzare un profilo personale per scopi commerciali o pubblici in quanto si utilizza un servizio che è nato per una finalità diversa e, in alcuni casi, può anche chiudere profili personali utilizzati come Pagine.

Le Pagine sono nate nel 2007 per aiutare le aziende, le organizzazioni e i personaggi pubblici a condividere le loro notizie e a dialogare con le persone. La gestione dei contenuti delle Pagine è simile a quella dei profili personali, pertanto si possono pubblicare testi, video, link, commenti, foto, ecc., e la sua gestione è gratuita ma permette di usufruire di alcuni servizi commerciali pubblicitari a pagamento.

La Pagina Facebook è un vero e proprio strumento di lavoro che permette alle aziende di sviluppare le proprie strategie di marketing sul web.

Da alcuni anni le Pagine vengono indicizzate dai motori di ricerca e i loro contenuti possono essere consultati anche al di fuori della piattaforma Facebook; alle aziende si consiglia sempre di avere un proprio sito internet e di usare questo canale per la divulgazione dei contenuti del sito e non a sua sostituzione.

Quando si crea la Pagina, Facebook fa subito una verifica per controllare che quanto inserito sia reale e non dettato dalla fantasia. In passato ci furono molte truffe organizzate da utenti che crearono Pagine fittizie finalizzate alla vendita di prodotti o servizi inesistenti.

Mettendo un semplice Mi Piace su una Pagina, l’utente può iniziare a seguire e ricevere i contenuti che l’azienda ha deciso di divulgare al proprio pubblico.

Non c’è un limite al numero di persone che possono seguire la Pagina e, con questa premessa, molte aziende hanno iniziato a sviluppare vere e proprie strategie di marketing lavorando principalmente su Facebook. In questi ultimi anni, i fan sono diventati un vero e proprio patrimonio aziendale tanto che alcune aziende li hanno anche inseriti nelle attività del proprio piano dei conti.

Ogni utente che ha messo il proprio Mi Piace su una pagina aziendale, riceverà sulla propria bacheca solo alcuni dei post pubblicitari-informativi in quanto l’algoritmo utilizzato da Facebook per la divulgazione dei contenuti ha ultimamente limitato parecchio la diffusione organica dei contenuti.

Dal profilo personale è possibile aumentare il numero dei Like sulla propria pagina invitando gli amici a eseguire questa azione sulla loro pagina. Solitamente su 100 persone invitate, sono appena due quelle che decidono di eseguire questa attività e accettare così di ricevere materiale promozionale dell’azienda selezionata. Quando si parte con una pagina aziendale nuova, è consigliabile chiedere personalmente a ogni persona che si conosce di mettere il proprio Mi Piace sulla pagina perché, nell’opinione pubblica generica, avere pochi Like corrisponde a scarsa importanza aziendale.

Un vantaggio reale dell’avere molti Mi Piace è dettato dal fatto che aumenta la probabilità che gli utenti condividano spontaneamente i contenuti aziendali che si pubblicano sulla pagina. La condivisione di questi contenuti rappresenta una vera e propria referenza che viene data gratuitamente all’azienda: chi condivide comunica ai propri amici i post che sono stati pubblicati sulla pagina. Saltuariamente succede che un post viene condiviso spontaneamente da moltissimi utenti che innescano un fenomeno chiamato “marketing virale” che diffonde velocemente (come fosse un classico passa parola) i messaggi che non si possono più fermare o modificare! Se si propone un prodotto o un servizio a un prezzo molto interessante che raramente si può trovare sul mercato, la sua diffusione si può trasformare in vendita diretta raggiungendo nuovi clienti dei quali non si conosceva minimamente l’esistenza. È proprio questo il vero scopo del Mi Piace che, basandosi sul concetto lo vedo, Mi Piace e lo Condivido, dovrebbe essere l’innesco di una serie di condivisioni naturali.

Se si decide di autogestire la nostra pagina Facebook e di non appoggiarsi a dei consulenti con specifiche competenze sui social network, si deve analizzare spesso il comportamento della pagina andando a capire quali azioni funzionano e quali no.

Da alcuni anni si usa la regola dei 4 perché per capire cosa spinge le persone a condividere i post aziendali o privati (ci si ricordi che a ogni profilo social network corrisponde sempre una persona e come tale deve essere considerata; molti paragonano erroneamente il profilo a un computer o a un cellulare dimenticando il ruolo della persona):

  • Mi Piace perché mi rappresenta: questa azione deriva dal fatto che la persona si riconosce nel contenuto che è stato pubblicato, lo rappresenta nella vita, lo apprezza come prodotto o servizio, lo stima e riconosce in lui molti dei propri valori;
  • Mi Piace perché mi piaci: questa azione deriva principalmente da legami nati tra persone che si conoscono da tempo nella vita reale quali amici o familiari; è usato spesso per apprezzare fotografie o esperienze di vita dei propri cari, anche a livello lavorativo. In quest’ultimo caso rappresentano un forte valore aggiunto per la pagina in quanto diventano ambasciatori di moltissimi post che si andranno a pubblicare;
  • Mi Piace perché così mi consideri: questa azione serve per avere notorietà e per farci emergere nell’universo di Facebook andando a promuovere così degli interessi, delle passioni o dei prodotti-servizi che fanno parte della vita reale. Molti utenti sono curiosi e vanno a vedere sui vari post pubblici chi sono gli autori dei Mi Piace per capire se li conoscono o meno!;
  • Mi Piace perché mi fa star bene: questa azione viene fatta quando il contenuto pubblicato ha per noi un significato particolare in quanto ci fa o ci ha fatto stare bene, passare momenti sereni. Questo utente è un ottimo ambasciatore specialmente se l’azienda opera nel settore del turismo, dei servizi benessere o estetici dove il ricordo che ne deriva è quasi sempre molto positivo in quando condivide, commenta e consiglia ai propri amici quanto da lui già vissuto e provato; ogni volta che vedrà sulla propria bacheca uno di questi post, il ricordo lo metterà di buon umore e scatterà in lui la voglia di riviverlo e raccontarlo ad altre persone.

Se ogni volta che si pubblica un post, si riesce a cogliere almeno uno dei 4 perché appena descritti, si crea una pagina di successo e di grande utilità per la propria azienda; se questo aspetto viene trascurato, la pagina tenderà a non crescere e risulterà un investimento troppo oneroso rapportato al beneficio ottenuto.

Per realizzare una efficace campagna pubblicitaria su Facebook non si deve stressare e abusare dei nostri amici virtuali della rete considerato che ognuno di loro è una persona, e come tale va rispettata.

Un grande vantaggio della comunicazione fatta sulla piattaforma Facebook è data dagli Insights che permettono di capire quali sono stati i fruitori della pagina Facebook e dei relativi post pubblicati.

È fondamentale monitorare costantemente la vita della pagina Facebook al fine di capire quali sono i costi che si sono sostenuti per promuovere l’attività in modo generico (brand) oppure quanto è costata la singola azione su un prodotto o un servizio. Se si decide di fare investimenti nella comunicazione locale, si deve definire un pubblico di persone interessate distanti non oltre i 30 km dall’azienda e bilanciare almeno 10 euro al giorno.

Il pannello della Panoramica, contenuto all’interno della sezione Insights, consente di analizzare i dati relativi a:

  • Azioni sulla Pagina che fornisce il numero di quanti utenti hanno cliccato sulla sezione “informazioni” e di quanti hanno deciso di compiere un’azione call to action dalla pagina Facebook verso un sito internet, un numero di telefono, un messaggio, ecc.;
  • le visualizzazioni della Pagina che permettono di conoscere il numero di volte in cui la Pagina è stata visualizzata da persone che avevano effettuato l’accesso e da persone che non lo avevano effettuato;
  • la sezione anteprime della Pagina che fornisce il numero di persone che hanno posizionato il cursore del mouse sull’immagine o il nome della pagina per vedere un’anteprima dei contenuti pubblicati;
  • i Mi piace sulla Pagina fornisce il numero di nuove persone a cui piace la pagina e che vengono suddivise tra quelle spontanee (organiche) e quelle ottenute con un investimento di denaro; in questa sezione si riesce a sapere quanti utenti hanno tolto il Mi piace dalla Pagina;
  • la Copertura indica il numero di persone che hanno visto un post della Pagina sia in modo organico e sia a pagamento;
  • le Interazioni con i post sono centrali nell’individuare sulla pagina quante persone hanno compiuto azioni di condivisione, commenti, Mi piace, ecc., e indica che l’utente inizia a dialogare;
  • la sezione Post aiuta a capire quale sia il momento migliore per pubblicare i contenuti pubblicitari. Analizzando questi dati si capisce quando su Facebook, per ogni giorno della settimana e in che orari il pubblico sia più attivo e convenga divulgare i propri post. Questa sezione, da molti, viene anche chiamata “balena” in quanto assume la forma del pesce perché a sinistra si può intravedere la coda che scende verso le ore centrali della notte per poi risalire durante la mattina e rimanere abbastanza costante durante l’intera giornata;
  • i Video mostra il numero di persone che hanno visualizzato il video pubblicato per un tempo superiore ai tre secondi con la suddivisione tra quelli a pagamento e quelli organici. Se si seleziona un video pubblicato, si può sapere quante persone ha raggiunto e quante di queste hanno deciso di vederlo (solitamente il numero di visualizzazioni è pari a un terzo delle persone raggiunte); quanti sono stati i minuti totali di visualizzazione e soprattutto quanto è stato il tempo medio di visualizzazione del video (la maggior parte non supera i 10 secondi perché vengono sviluppati da autodidatti e non da esperti del settore) e quante interazioni ha avuto. In fase di analisi, il dato più importante è sapere quale sia stato “il pubblico principale” che ha raggiunto, suddiviso per età e sesso; con questo dato si capisce se si sta lavorando in linea con il progetto di comunicazione pubblicitaria social network che si era stabilito oppure se si siano dedicate risorse a un pubblico che non interessato. Infine si può sapere se la provenienza geografica delle persone che hanno visualizzato il video è in linea con le aspettative dell’inserzionista: cliente di vicinato;
  • la sezione Persone fa capire se i Fan (utenti che hanno messo il Mi piace alla pagina) sono utili all’azienda oppure sono risorse che non portano alcun beneficio diretto. Facebook dà la possibilità si sapere quanti sono gli Uomini e quante sono le Donne e, per ognuno di essi, in che fascia di età sono collocati; si riesce così a capire la Nazione e la città di provenienza e la lingua usata per la consultazione di Facebook. Infine si può sapere quante persone si raggiungono e quante se ne riescono a coinvolgere nella promozione dell’attività. Per un’officina meccanica, una pasticceria, un supermercato o un negozio di abbigliamento è importante che i loro Fan siano della città o dei comuni limitrofi in quanto possibili clienti; se sono distanti centinaia di chilometri risultano del tutto inutili.

Questi dati possono essere analizzati e raggruppati nei seguenti modi:

  • oggi (giornata odierna)
  • ieri
  • gli ultimi 7 giorni (è consigliata questa visualizzazione)
  • gli ultimo 28 giorni.

Le Interazioni sono il vero valore di una Pagina e su questo punto è opportuno fare alcune riflessioni che permettano di capire se si sta lavorando bene oppure no ma soprattutto se quello che si sta facendo è utile all’azienda o è solo una perdita di tempo e un investimento che non porta beneficio.

Si deve lavorare sulle interazioni perché così si riesce meglio a capire e migliorare le opportune strategie pubblicitarie che, alla fine, si trasformeranno in maggiori vendite.

Ecco alcuni suggerimenti che permettono di migliorare il lavoro di ricerca:

  • il post, nella parte finale, dovrà contenere una domanda alla quale l’utente si sentirà in dovere di dare una risposta; bisognerà usare il “Tu” e non il “Lei” o il “Voi” (approccio informale) ed essere molto diretti nel chiedere le cose senza usare termini inutili o superflui;
  • inserire almeno un’immagine perché meglio può trasmettere contenuti chiari e inequivocabili e colpire l’interesse della persona. Si possono inserire anche più immagini singole oppure creare delle SlideShow che sono simili ai video e usano movimento, audio e testo per intrattenere meglio l’utente (più tempo rimane su un post e migliore sarà la valutazione della pagina da parte di Facebook). È semplice creare un’inserzione in SlideShow in quanto è disponibile un percorso guidato che, evitando errori, permette di pubblicare velocemente immagini da PC o smartphone;
  • inserire una Call to action che stimolerà gli utenti a richiedere maggiori informazioni sul prodotto o sul servizio di cui si è parlato (messaggio, telefono, modulo richiesta dati, ecc.);
  • avere degli amici veri, non legati all’attività, che inneschino una discussione nei commenti dei post dove il loro compito sia quello di accendere una discussione positiva e coerente con l’argomento trattato;
  • acquistare dei servizi editoriali da quotidiani o periodici on-line che possano parlare dei prodotti o servizi che si intendono pubblicizzare e condividere i vari articoli direttamente sulla pagina Facebook; se si riesce a farlo almeno una volta al mese si possono ottenere grandi vantaggi dal punto di vista referenziale e di qualità del contenuto fornito all’utente;
  • utilizzare gli #Hashtag per dare risalto ad alcune parole all’interno del testo pubblicato; su questo argomento ci sono pareri parecchio discordanti in quanto molti consulenti li ritengono efficaci mentre altri li reputano nulli. È consigliato usarli perché permettono di catalogare il post per argomenti rendendoli ricercabili all’interno del motore di ricerca di Facebook che li trasforma automaticamente in link. Limitare al massimo a tre l’uso degli #Hashtag ed essere molto specifici e attinenti con l’argomento che si tratta e soprattutto evitare di usare quelli che vanno “di moda” perché potrebbero deviare l’interesse del lettore.

I punti analizzati e le indicazioni ricavate permettono di sviluppare la pagina Facebook aziendale in modo sano e corretto (come fosse una vera pianta da frutto), andando a definire il pubblico corretto a cui è rivolta, analizzando i dati in un arco temporale definito, e dando sempre la possibilità all’utente di porre in essere azioni correttive e migliorative. Questo aiuta a lavorare bene e considerare Facebook uno strumento di lavoro e non una strategia di comunicazione pubblicitaria.

Facebook mette a disposizione delle pagine la possibilità di creare delle inserzioni pubblicitarie a pagamento Metti in evidenza e costruire una campagna di comunicazione andando a individuare un pubblico ben specifico.

La sezione, facilmente raggiungibile dalla pagina dove è stato pubblicato il post, permette di inviare la pubblicità a tutti gli utenti che hanno messo il Mi Piace sulla pagina, oppure a tutti loro e ai loro amici oppure andare a definire un pubblico specifico selezionandolo:

  • tra uomini, donne o entrambi;
  • per fasce di età;
  • per area geografica: Stato, Regione, Provincia o Comune con un raggio chilometrico che lo delimita;
  • per interesse: artigiano, viaggi, musica, architetto, sportivo, ballo, ecc.

Individuati i criteri che permettono di profilare bene la campagna pubblicitaria, Facebook ci propone il numero di utenti che rientrano tra le caratteristiche da noi evidenziate e l’eventuale budget da destinare per la campagna pubblicitaria.

Ad esempio, se si vuole costruire una campagna pubblicitaria per la vendita di auto usate per neo patentati, bisogna individuare un pubblico con interesse automobili, definendo l’area geografica (Asti con raggio 30 km) ed età compresa tra i 18 e 22 anni e si conosce così l’investimento giornaliero proposto. È consigliato impostare investimenti di almeno 10 euro al giorno e per un periodo non inferiore al mese. Questa regola potrà poi variare a seconda del periodo dell’anno in cui si farà la promozione del prodotto o servizio offerti, dei fattori esterni che condizionano gli acquisti, ecc. Almeno nella fase iniziale non bisogna improvvisare nulla, farsi consigliare da chi progetta campagne pubblicitarie Facebook in modo professionale perché si andrà a ottimizzare l’investimento fatto.

Nessuno conosce l’algoritmo usato da Facebook per promuovere i post in modo organico e a pagamento, è solo l’esperienza e il continuo confronto tra professionisti del settore che consente di realizzare ottimi profitti da questo social network.

Facebook mette a disposizione uno strumento di lavoro chiamato Meta Business suite dove si possono personalizzare molto bene le campagne pubblicitarie andando a definire, per ognuna di loro, quelli che sono gli obiettivi iniziali. Per l’utilizzo di questo software è consigliato seguire un corso specifico o leggere un libro in quanto da autodidatta risulta parecchio difficile individuarne i reali punti di forza e sfruttarne al 100% le enormi potenzialità.

Ricordarsi sempre di valutare bene le immagini e i video che si andranno a inserire nelle campagne pubblicitarie e testare con cura la loro visualizzazione sui dispositivi Desktop e Mobile al fine di proporsi al meglio con tutti gli utenti che si andranno a intercettare e usare e costruire campagne pubblicitarie diverse a seconda che l’obiettivo sia coinvolgere una utenza che usa il Computer rispetto a un pubblico che utilizza solo il proprio smartphone. Facebook mette a disposizione un servizio chiamato Pixel che permette la raccolta di importanti dati statistici che consentono di misurare con numeri l’efficacia delle campagne pubblicitarie comprendendo le azioni che le persone fanno sui social network e sui siti internet a esso collegati.

Il codice Pixel verrà inserito anche sul proprio sito internet per cui si potrà monitorare con assoluta precisione il pubblico generato da Facebook piuttosto che da altri strumenti web. La finalità principale del Pixel è una sola: aumentare le vendite.

Facebook mette a disposizione degli utenti anche dei Gruppi di discussione che sono ottimi per creare relazioni tra le persone che hanno interessi in comune ma da un punto di vista pubblicitario non risultano essere un veicolo apprezzato dall’utenza.

Un altro social network che ha riscosso parecchio successo negli ultimi anni è Instagram che, nato nell’ottobre del 2010 in Italia, ha superato i 15 milioni di utenti iscritti. Il vero sviluppo è iniziato dopo il 2012 (anno in cui Facebook l’acquista per un miliardo di dollari).

Instagram è un social network che ha basato il suo successo sulla gestione e pubblicazione di immagini e, negli ultimi tre anni, è diventata una vera e propria moda che ha colpito tutti: tanto i giovani quanto gli adulti.

Le immagini permettono di trasmettere un messaggio in un tempo molto breve, mezzo secondo vale come decine e decine di righe di testo in quanto le foto sono sempre state di forte richiamo per tutti e Instagram ha fatto della comunicazione d’immagini il suo unico punto di forza, diventando così uno degli strumenti di comunicazione più usati al mondo.

È importante lavorare con delle belle foto, non è necessario essere dei super esperti per fare dei buoni lavori, anche se è consigliato appoggiarsi a un professionista in quanto il suo costo sarà ampiamente ammortizzato dal maggior numero di persone con le quali verremo a contatto.

Per scattare una buona foto non servono più attrezzature costosissime come in passato, con 400 euro si acquista una buona macchina fotografica che permette poter creare i primi efficaci post su Instagram. La differenza la farà il buon gusto e la vena artistica di ognuno di noi.

Ecco alcuni consigli che, sebbene possano essere scontati, è bene ricordare che

L’immagine deve trasmettere l’emozione che si prova nel momento dello scatto: l’obiettivo è quello di riuscire a trasmettere una sensazione, un coinvolgimento che si prova quando si decide di premere il “click” e non cercare di ottenere uno scatto che possa andare bene sempre, in qualunque momento o circostanza.

Il soggetto che si vuole catturare deve essere uno solo e facilmente identificabile nella fotografia. Si evitino immagini che abbiamo troppi elementi con la stessa importanza, ad esempio, se si devono promuovere le portate di una pizzeria, ci sarà una foto singola per ogni tipo di pizza, di dolce, di antipasto, ecc., evitando così le foto che contengono più portate insieme e su Instagram verranno pubblicate singolarmente con l’abbinamento della propria frase emozionale.

La messa a fuoco del soggetto che si vuole inquadrare deve essere sempre individuata con cura specialmente se il soggetto scelto non si trova nella parte centrale dell’inquadratura; si deve prestare attenzione perché molte macchine fotografiche o smartphone tendono a impostare in automatico il focus nella parte centrale dello schermo inquadrato che potrebbe non corrispondere al soggetto che si vuole evidenziare allo scatto.

L’utilizzo del flash in controluce permette di evitare una foto con un soggetto scuro, tendente al nero e uno sfondo molto chiaro, quasi a raggiungere il bianco. Quasi tutte le macchine fotografiche digitali e gli smartphone hanno una impostazione personalizzata che permette di equilibrare la luce sul soggetto con la luminosità dello sfondo. Quasi sempre questo viene applicato quando si deve scattare una foto con il viso di una persona: ad esempio una bella acconciatura scattata su una collina o sul lungo mare con il tramonto alle spalle. Nel limite possibile non allontanarci troppo dal soggetto andando a fare alcune prove per individuare il punto giusto di massima esposizione del flash sul soggetto inquadrato. Più il flash è potente e migliore sarà il risultato ottenuto dall’equilibratura del controluce.

Quando si scatta una foto a una persona di statura medio-bassa, bisogna allinearsi alla sua altezza andando a posizionarci in linea con il soggetto inquadrato, evitando così l’effetto “dall’alto verso il basso” o viceversa “dal basso verso l’alto”. Questo vale per scatti fatti ai bambini, alle persone sdraiate, agli oggetti posati su un tavolo, agli animali, ecc.

E’ importante Dotarsi di un cavalletto al fine di evitare le foto “mosse” ossia non perfettamente nitide. Questa soluzione permette di migliorare notevolmente lo scatto in quanto si eliminano tutti i movimenti che potrebbero presentarsi quando si effettua il “click”. Un cavalletto treppiede costa veramente poco e, nella maggior parte dei casi, fa la differenza perché permette di scattare le foto in “bolla”.

Le foto dovranno essere scattate in verticale o in orizzontale a seconda dell’obbiettivo che ci si è dati e dello strumento che si userà per promuoverle. Instagram privilegia il formato quadrato e, di conseguenza, una volta scaricate le immagini sul nostro PC, bisognerà ritagliarle andando a privilegiare questo formato. Sugli altri social network si cerchi sempre di calibrare bene il formato in quanto a seconda della campagna pubblicitaria posta in essere, il formato sarà quello privilegiato dall’utente: orizzontale se utilizza un PC per la consultazione e verticale se utilizza uno smartphone.

Se ci si abitua a rispettare questi semplici consigli, le fotografie pubblicate inizieranno a colpire il Follower che segue quello che si pubblica su Instagram e ne apprezza il contenuto inserendo i “cuori” o aggiungendo commenti costruttivi.

Il profilo Instagram dell’azienda deve contenere le informazioni più importanti dell’attività che si decide di promuovere e deve poter reindirizzare l’utente al proprio sito internet.

Il materiale che si pubblica su questo social network deve rispettare le seguenti regole:

  • le foto che si pubblicano devono avere una propria anima e una propria identità; devono caratterizzare ed essere lo specchio digitale dei prodotti o servizi; si eviti di pubblicare immagini anonime o addirittura acquistate o scaricate da internet;
  • periodicamente si deve controllare se la concorrenza ha creato un proprio profilo Instagram e pubblicato foto migliori e di qualità;
  • analizzare i Follower e pubblicare negli orari di chi viaggia nei social network i contenuti che si aspettano di vedere;
  • creare e pianificare una strategia nella pubblicazione dei contenuti, andando a individuare le giornate più interessanti e gli orari di maggior successo; non si pubblichino troppe foto durante la giornata, si rischia di saturare l’interesse del Follower. L’esperienza suggerisce che il miglior compromesso lo si trova nel pubblicare un post al giorno e solo in particolari circostanze rafforzare il profilo con due o tre post giornalieri;
  • è sconsigliato pubblicare in un unico post troppe immagini perché quasi mai riscontrano successo: si cerchi di non superare le cinque immagini ricordandosi che il successo migliore è dato dalla relazione 1 a 1: una immagine per un post.

Instagram permette anche la pubblicazione di video che devono essere creati con cura e professionalità (dimenticarsi l’improvvisazione che può essere accettata su Facebook) e con una lunghezza massima di un paio di minuti; il video ottimale dovrebbe durare 30 secondi. Molte volte però, avendo investito alcune migliaia di euro per farsi realizzare un video, si vuole che questo sia completo, esaustivo, che racconti tutto ma si commette un errore. Intercettano molto più pubblico e sono decisamente più efficaci 10 video da 30 secondi piuttosto che un video unico da cinque minuti.

Quando si decide di creare il proprio profilo aziendale su Instagram, si deve dimenticare la fretta perché questo social network necessità di due fasi importanti per il suo sviluppo, che non si devono sottovalutare:

  • bisogna definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere tramite questo strumento di lavoro: la maggior parte delle attività utilizzano Instagram per far vedere i propri prodotti o servizi cercando di creare il desiderio di benessere, possesso e necessità; altre aziende raccontano delle “storie” che vengono narrate quotidianamente con delle immagini dove la loro sequenza ci trasporta in una visione completa delle emozioni che il prodotto o il servizio può darci;
  • individuare e definire il target di utenti ai quali proporre i contenuti: è fondamentale aver creato in precedenza un progetto con strategie di marketing ben definite sulla tipologia di pubblico che si vuole intercettare; uomini, donne, bambini, anziani che apprezzano, desiderano e possono acquistare quanto proposto.

La comunicazione generalista su Instagram solitamente non porta nessun tipo di beneficio per l’azienda.

A fine 2017 è stato realizzato un piccolo e veloce questionario dove si chiedeva alle persone perché usavano Instagram e quale era per loro la giusta finalità di questo social network. Il risultato è stato il seguente:

  • il 50% lo consulta perché è attirato dal brand aziendale e ne rappresenta la moda del momento;
  • il 25% lo consulta perché pensa di acquistare un prodotto o servizio pubblicizzato;
  • il 25% non sa perché lo consulta, gli piace farlo senza crearsi troppe domande.

È importante monitorare sempre bene l’efficacia dei post, tanto su Instagram quanto su Facebook cercando di migliorare l’engagement rate dei contenuti. Si consiglia di creare una tabella dove poter costantemente monitorare questo valore che è dato dalla somma delle azioni che si possono fare su un post (like, commenti, condivisioni, immagini, ecc.) rapportate al numero di “Amici”, Follower o Fan che si hanno, il tutto moltiplicato per 100. Ad esempio, se un post inserito, comprensivo di un breve testo e una immagine ha avuto 42 like e 5 commenti e la pagina sulla quale è stato pubblicato ha 10.000 Fan, l’engagement rate sarà dato da: (42+5) x 100/10.000 = 0,47%.Se si cerca di sviluppare bene i punti che sono stati descritti nelle pagine precedenti, sarà possibile migliorare questo dato andando così a creare una campagna di comunicazione sempre più efficace e incisiva.

Spesso molti imprenditori si chiedono quante persone raggiunga mediamente un post pubblicato sulla loro fan page, su Instagram o su un profilo utente di Facebook.

Non esiste una risposta esaustiva uguale per tutti perché dipende da molti fattori, quali il contenuto testuale, il tipo di immagine, l’orario, ecc.; va precisato che mediamente un post viene presentato a una percentuale che può variare dall’1 al 3% dei contatti (organica).

Questo valore è molto basso e tenderà a diminuire ancora con l’aumentare degli utenti iscritti sui social network e dal numero sempre maggiore di contenuti che ogni giorno vengono condivisi.

In questi casi, quando l’engagement rate è basso e si raggiungono pochi utenti, la maggior parte degli utenti tende a investire denaro per promuovere il post che sta dando bassi risultati. Purtroppo questo è un grave errore che si commette spesso: se un post non sta riscuotendo successo è perché è stato concepito nel modo non corretto, perché il prodotto potrebbe essere non di interesse, perché si punta solo sul prezzo e non sull’emozione o sul bisogno, ecc. In questi casi però gli investimenti in denaro tendono a peggiorare la situazione perché si sta investendo per comunicare a un pubblico maggiore e non si sta lavorando bene perché non si sfruttano le enormi potenzialità dei social network e i contenuti non sono di particolare interesse per le persone. Spesso è opportuno investire denaro sui contenuti che stanno rispondendo bene con una condivisione organica perché solitamente quando l’organico “funziona” anche l’investimento a pagamento ha ottime probabilità di portare risultati.

Anche quando si lavora con mezzi e strumenti di comunicazione tradizionale, alle aziende si consiglia di pubblicizzare sempre quello che il mercato chiede e che funziona; non si cerchi di andare controcorrente promuovendo a tutti i costi prodotti o servizi che l’utenza non recepisce perché potrebbe essere denaro investito malamente che andrebbe ad avvantaggiare la concorrenza.

Nei prossimi mesi analizzeremo gli oltre 100 social più diffusi in Italia e nel mondo.